Tipologia glutea

Questa rappresentazione sulla forma dei glutei, oramai ha fatto il giro del mondo!

La presentai per la prima volta circa 4 anni fa, nella mia prima edizione del Glutes Shape Project®, da allora mi adoperai a comprendere quali fossero effettivamente i principali fattori, intrinseci ed estrinseci, che influenzassero la forma dei glutei, al fine di trovare degli accorgimenti/soluzioni per personalizzare la biomeccanica degli esercizi ( riporto qui di seguito il link di un mio recente post con l’elenco di questi fattori: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216595201487171&set=a.2509645255141&type=3&theater )

Purtroppo però, nel tempo, alcuni “personaggi” del fitness, soprattutto quelli più di stampo “markettaro”, riproposero questa stessa rappresentazione grafica divulgando informazioni ingannevoli, facendo credere che esistessero esercizi che potessero cambiare la forma dei glutei.

Se avete letto i fattori riportati nel link, comprenderete all’istante che non esistono esercizi che modificano la forma dei glutei, al massimo ci sono muscoli della cintura pelvica, che se, ipertofizzati eccessivamente, potrebbero conferire l’accentuazione di una forma glutea rispetto ad un’altra o enfatizzare un inestetismo.

Premesso ciò, ci tenevo invece ad approfondire una ricerca che feci due anni fa sull’amnesia glutea (termine coniato dal Dr. McGill per descrive la mancanza di percepire la contrazione della muscolatura glutea su base “volontaria").

Presi così una ventina di volontarie diversificate per le seguenti caratteristiche:

(alcuni dei contatti qui presenti nel mio profilo si ricorderanno di questa ricerca avendone fatto parte):

anzianità di allenamento;

tipologia glutea;

mobilità d’anca;

trofismo muscolare;

pannicolo adiposo;

gradi di inestetismo.

Avvalendomi di un elettromiografo di superficie, chiesi a ognuna di loro di contrarre “volontariamente” prima l’emigluteo destro, poi quello sinistro, in tre differenti gradi di flessione dell’anca: 60°, 90° e 120° (utilizzai degli step per raggiungere i tre differenti gradi di flessione).

Di seguito riporto gli aspetti più rilevanti:

ben poche evidenziarono un segnale miolettrico degno di nota (attivazione) raggiunti i 120° di flessione dell’anca;

le tipologie glutee H, evidenziarono una migliore “attivazione” rispetto alle tipologie glutee A e O, oltre che un grado di tonicità e capacità contrattile superiore nelle flessioni più significative (60 e 90 gradi);

le tipologie glutee A e O, con un pannicolo adiposo gluteo molto spesso, evidenziarono un segnale mioelettrico scarso;

le tipologie glutee H, pur evidenziando una scarsa mobilità dell’anca, verosimilmente riconducibile all’orizzontalità del collo del femore, presentarono comunque una buona capacità attivatoria, soprattutto nei 60° e 90° di flessione dell’anca;

le tipologie glutee A e O, che presentarono una massa muscolare glutea maggiore, ma decisamente più ipotonica rispetto alle tipologie H, non evidenziarono una buona capacità attivatoria nei tre gradi di flessione dell’anca;

Conclusioni:

* Nei 120° di flessione, non si evidenziarono segnali degni di nota. Questo è da tenere in considerazione quando si pratica lo squat oltre il parallelo dando per scontato una migliore attivazione dei muscoli glutei. (la pratica che smentisce la teoria).

* L’evidente pannicolo adiposo che contraddistingueva alcune tipologie glutee A e O può essere stato un elemento di disturbo nella qualità del segnale mioelettrico.

* Il maggior peso specifico muscolare gluteo delle tipologie glutee A e O rispetto ad H, con l’aggiunta del contributo gravitazionale, potrebbe aver inciso nel tempo nella variazione dell’angolo di pennazione delle fibre muscolari, rendendo la muscolatura glutea di questi soggetti, più deboli, disfunzionali e amnestici.

autore Alessandro De Vettor