Se una DONNA, durante l’esecuzione di una LEG PRESS, nella fase concentrica del movimento, ha la tendenza a convergere le ginocchia all’interno, avvicinandole, poi non domandiamoci il perché delle sue teleangectasie (impropriamente definiti capillari in superficie) o di altri inestetismi di origine venosa…
In questo caso, ci troviamo di fronte al classico esempio di disequilibrio di catena, dove quella di “chiusura” prevale su quella di “apertura”. Questa prevalenza, tra l’altro, caratterizza la donna con conformazione ginoide e si manifesta con:
⮚ il ripiegamento dell’arto inferiore all’interno;
⮚ la chiusura dell’iliaco;
⮚ l’abduzione del femore;
⮚ la rotazione interna del femore;
⮚ la rotazione interna della tibia;
⮚ la pronazione del piede.
Tali modificazioni, nella statica e nella dinamica funzionale dell’arto inferiore, possono provocare nel tempo una serie di ripercussioni non solo sull’impianto muscolare-scheletrico ma anche su quello circolatorio, in particolar modo sul sistema venoso di cui i muscoli costituiscono la fonte della forza propulsiva.
Va sottolineato come alcuni segmenti dell’arto inferiore, corrispondenti alle articolazioni di “anca, ginocchio e caviglia”, rappresentino degli snodi critici dove la dominanza di una catena può provocare delle compressioni sulle vene principali dell’arto determinando:
- un ostacolo intermittente al deflusso;
- una forzatura valvolare delle vene perforanti con ciclica inversione del flusso;
- un temporaneo aumento pressorio venoso segmentale.
ll disequilibrio di catena può essere ulteriormente esasperato nella fase di “spinta” sotto carico (convergenza interna di entrambe le ginocchia).
autore Alessandro De Vettor